Timidezza e ansia sociale

C’è una voce dentro, a volte silenziosa e altre assordante, che ti trattiene dal parlare, dal proporti, dal mostrarti. Una voce che sussurra: “Non ce la farai”, “Dirai qualcosa di sbagliato”, “Gli altri ti giudicheranno”. Quella voce ha molti nomi: timidezza, insicurezza, ansia sociale.

Nel mio lavoro come psicologo, incontro persone che si sentono “fuori posto” quando devono sostenere una conversazione, affrontare una presentazione a scuola o al lavoro, o anche solo ordinare un caffè in un bar affollato. A volte, si inizia a evitare situazioni, a rimpicciolire la propria vita per non sentirsi esposti. Ma quando evitare diventa la regola, la libertà si restringe.

La timidezza non è un difetto. È spesso la punta di un iceberg più profondo: esperienze di critica, aspettative rigide, un bisogno grande di sentirsi accettati. L’ansia sociale, invece, è una condizione più strutturata che può diventare invalidante, ma con il giusto supporto può essere compresa, affrontata, trasformata.

 

Attraverso un percorso psicologico, lavoriamo insieme per costruire nuove modalità di relazione con gli altri e con se stessi, restituendo fiducia a quei gesti quotidiani che oggi sembrano impossibili: alzare la mano in classe, sostenere uno sguardo, esprimere un’opinione.